Vino naturale tra filosofia e scienza. VinNatur sceglie cinque enti certificatori

Cinque enti certificatori affiancheranno VinNatur nel tortuoso processo verso un disciplinare condiviso con circa 200 produttori di “vino naturale”. Questa la novità comunicata in esclusiva a vinialsuper durante Villa Favorita 2018, andata in scena a Sarego (VI) lo scorso weekend (qui i migliori assaggi).

Angiolino Maule (nella foto), fondatore di VinNatur, spiega i dettagli: “Nell’ottica di non essere ricordato come un giustiziere, bensì come un formatore, ho deciso di farmi affiancare da CCPB, Valoritalia, Suolo e Salute, QCertificazioni e Icea nella verifica dei criteri di ammissione e permanenza in VinNatur dei nostri associati”.

“Se dal punto di vista burocratico sono gli ispettori che stanno formando me – continua Maule – in un’ottica pratica sono io che formo loro. Quello che voglio fare capire ai produttori è che non vogliamo ‘far fuori’ nessuno attraverso controlli che riguardano soprattutto i livelli di pesticidi nel vino, bensì avere un quadro generale di come si sta evolvendo l’associazione. E decidere se è il caso di allargare o stringere la cinghia”.

A detta di Maule, le cose stanno andando per il verso giusto. Un esempio? “Viste le numerose richieste di deroghe ricevute lo scorso anno – risponde il fondatore VinNatur – ho proposto all’assemblea generale di venerdì 13 aprile un piccolo aumento della quantità di solforosa ammessa per i vini a lungo affinamento in botte e la possibilità di effettuare filtrazioni”.

“Con mia grande soddisfazione le due deroghe sono state bocciate al termine di una discussione accesa ma molto proficua: la solforosa resta a 30 mg e le filtrazioni vietate. Ciò significa che stiamo lavorando bene sulle teste e sulla mentalità dei produttori VinNatur, che da un anno all’altro stanno capendo sempre più il senso di questa associazione”.

La decisione di allargare a cinque il numero di enti certificatori (erano due lo scorso anno) è dovuta proprio ai risultati dei primi test, che hanno interessato un campione di 10 aziende aderenti al circuito vinnaturista.

“Ebbene – ammette Maule – abbiamo generato il caos! Ma ce lo aspettavamo, perché con questo tipo di controlli abbiamo avvicinato due mondi che non si erano mai parlati prima: il produttore con un’ideologia diversa da quella dell’industria e l’ispettore che non sa di cosa stia parlando l’altro. La formazione degli ispettori è necessaria proprio per ridurre ulteriormente questo gap”.

SCIENZA O FILOSOFIA?
La scienza torna dunque utile ai produttori di vino naturale. “Puoi fare filosofia quanto vuoi – chiosa Angiolino Maule commentando il nostro articolo sulle dichiarazioni di Josko Gravner – ma poi devi studiare enologia! Non ci si può improvvisare produttori soltanto con la filosofia. Il gusto di un alimento è dato dal rapporto tra suolo, sole,  insetti e uomo. Non possiamo imbrigliare tutta questa complessità dietro a un’ideologia. Il filosofo non fa il vino: è una cosa troppo complessa, che va conosciuta per essere rispettata a fondo”.

Uno dei segreti del successo crescente di VinNatur è proprio il coinvolgimento delle Università. “Aver coinvolto il mondo scientifico, mettendolo a disposizione dei contadini – spiega Maule – ci ha concesso un bel salto avanti. Il mondo dei personaggi anni Ottanta con la barba lunga, i capelli unti e il maglione a uncinetto è finito. Il nuovo interprete del naturale è colui che si è rimboccato le maniche e ha fatto il salto in avanti nella conoscenza scientifica: l’unica che ti consente di lavorare con consapevolezza”.

Maule non la manda a dire a chi critica il disciplinare VinNatur: “Siete fifoni. Possiamo dare assistenza sia in vigna sia in cantina. E dare lo spazio di crescere moltissimo, con vini equilibrati e una viticoltura molto più degna di chiamarsi naturale”.

Un esempio? “Dico solo che in Finlandia è uscito un bando per un vino che, tra le sue caratteristiche, deve avere ‘il bollino VinNatur’. Dare una garanzia maggiore agli ispettori e ai buyer è uno dei nostri obiettivi. Facendo le cose per bene rischiamo, come succede, di sentirci dire che siamo dei tosti, dei duri. Ma questa è la strada per crescere nel rispetto dei nostri principi”.

IL GIUSTO COSTO DI UN VINO NATURALE
I controlli sui vini promossi dall’associazione VinNatur, assieme al crescente successo del vino bio e naturale (specie tra i Millennials) comporterà un aumento del costo delle bottiglie di vino naturale? Maule assicura di no. E non usa giri di parole.

“Il prezzo corretto di una bottiglia di vino – dichiara – è di massimo 5 euro. Tutto quello che si fa pagare di più è il prestigio e la ricerca. E’ la richiesta che fa salire il prezzo, indipendentemente dalla zona d’origine: Barolo o Montalcino non fa differenza”.

Un costo, 5 euro a bottiglia, che Maule calcola così. “Facciamo finta che sono imprenditore. Compro 3 ettari e non voglio sporcarmi le mani. Li faccio lavorare da un operaio, che 3 ettari, anche da solo, sapendo lavorare, se li mangia! Mettiamo che si producano 10 mila bottiglie per ettaro, come molti Champagne”.

“Il nostro campo di 3 ettari produrrà 30 mila bottiglie in totale. Il guadagno, supponendo che il costo della bottiglia sia di 5 euro, si assesterà sui 150 mila euro. Con 30 mila euro pago l’operaio. Con altri 20 mila, per sparare alto, pago l’ammortamento dei trattori e dei macchinari. Poi aggiungo qualsiasi altro costo. Altri 20 mila per l’imbottigliamento? Perfetto. Non arriverò mai a 150 mila euro con le spese, portando comunque a casa un gran bel guadagno!”.

“Si può anche fare il calcolo per 10 euro. Con 5 mila bottiglie prodotte per ettaro, perché voglio fare qualità. Noi a Biancara facciamo per esempio 35-40 hl a ettaro, sicché il prezzo del nostro vino è di 6-7 euro. Il ‘Pico’, molto richiesto, lo vendiamo a 11 euro, perché ne produciamo solo solo 10 mila bottiglie. Come fa uno ad arrivare a prezzi superiori? E’ la richiesta che lo spiega. Ma il prezzo di partenza è sempre 5 euro”.

Per Maule, “produrre vino naturale non costa più del convenzionale”: “Il produttore che fa trattamenti sistemici indebolisce la pianta di anno in anno. L’anno dopo aumentano i costi. Ma sto parlando di costi che ha il convenzionale e noi no. Prima della vendemmia si porta in cantina i lieviti, gli enzimi: spende, credo, una fortuna su questo. Noi spendiamo la stessa cifra, ma in manodopera”.

AMICI NEMICI
Frasi, quelle di Maule, che lasciano il segno in un dibattuto sempre aperto e acceso. Anche all’interno dello stesso mondo dei vini naturali, che si è letteralmente spartito il weekend pre Vinitaly, spremendo energie in una costellazione di eventi collaterali, antagonisti tra loro.

Anche su questo argomento, il fondatore di VinNatur non le manda a dire. “Io ho fondato ViniVeri. E nel loro statuto c’è scritto ‘Associazione che produce cultura e la regala’. Non è certo facendo un convegno che fai cultura (quello con ospite Josko Gravner, ndr). La cultura la fai lavorando sul campo, lavorando in modo scientifico. Osservando i problemi e cercando di risolverli, lavorando in prevenzione”.

“VinNatur – aggiunge Maule – fa questo. Fa da 11 anni l’analisi dei pesticidi. Martedì sono stato invitato a Vinitaly a parlare davanti a 40 giornalisti stranieri: mi hanno obbligato a ospitare alcuni produttori del ViVit. Ho risposto ci sto, ma li seguo io i produttori, perché non voglio sedermi al tavolo di uno che è stato cacciato da qua ed è entrato in altre associazioni”.

“La prima scrematura in atto – conclude Maule – è quella che deriva dal disciplinare. Salire sulle scale di un palazzo costa fatica, ma il panorama che vedi, più vai in alto, più diventa bello. Ovviamente quelli che stanno al piano terra ti invidiano… Ma io ho faticato per arrivare qui. Ecco cosa sta succedendo al nostro mondo. Altro che negatività!”.

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